CONTATTI cell. 333.90.78.892 ✉️ mail: info@studiolonginotti.it
FASE 1 E 2: DALLA LESIONE ACUTA AL RIPRISTINO DELLA FUNZIONE
Qualunque sia la situazione, il quadro clinico generale, in seguito a distorsioni acute o croniche, presenta i seguenti aspetti:
1) ROM ridotto
2) Riduzione della forza
3) Propriocezione ridotta
4) Perdita di sincronizzazione tra la parte posteriore del piede e la tibia in fase di oscillazione del passo
Nella fase 1 e 2 della riabilitazione, è fondamentale che fattori come il ROM, la forza, la propriocezione, il controllo motorio e il carico eccentrico siano ripristinati e testati periodicamente.
Normalmente, l'obiettivo sarebbe un indice di simmetria degli arti di al meno il 90% della caviglia offesa se prendiamo come riferimento la caviglia sana.a
Fase 1: Gestione delle lesioni acute e ripristino del movimento
Durante la fase acuta, l'uso di un tutore può essere utilizzato per proteggere la caviglia. A seconda della gravità della lesione, l'uso di stampelle può anche essere giustificato, in particolare se l'atleta non è in grado di camminare senza zoppicare in maniera pronunciata In questa fase gli interventi sono incentrati, attraverso la Terapia Manuale, per garantire quanto più possibile la conservazione dell'integrità dei tessuti danneggiati gestendo l'infiammazione e il dolore e diminuendo l'edema e il gonfiore.
È stato dimostrato, inoltre, che le contrazioni isometriche submassimali isolate riducono il dolore. Le contrazioni isometriche possono essere eseguite durante la fase acuta, evitando inizialmente di sollecitare le zone dolenti (ad esempio, evitare l'inversione inizialmente in caso di distorsione laterale della caviglia).
La progressione verso il carico sull’arto offeso, dovrebbe avvenire il più precocemente possibile, compatibilmente con la gravità della lesione. Per le lesioni sindesmotiche ad esempio il percorso è più lungo perché il carico è concesso più tardi rispetto alla classica distorsione malleolare in inversione.
Il ricondizionamento globale dell’atleta e il recupero della forza sono fondamentali. La forza costituisce l’aspetto su cui concentrare la nostra attenzione. Si può, infatti, in questa fase, allenare l’atleta evitando il carico sulla caviglia, insistendo sul core, sulla stabilità per preparare l’atleta alle fasi successive.
Una volta tollerato il peso si può cominciare a proporre gli esercizi di propriocezione
Prima di passare alla fase 2, comunque, dovrebbero essere tenuti in considerazione i seguenti aspetti:
1) Risoluzione di infiammazione e gonfiore
2) ROM completamente indolore
3) Andatura normale
Fase 2: esercizi funzionali a basso carico
Una condizione clinica piuttosto comune dopo una distorsione di caviglia è il persistere di una mancanza di dorsiflessione. Un’attenzione particolare meritano, durante la fase riabilitativa, sia il complesso legamentoso laterale della caviglia che il tendine rotuleo (questo tendine è stato osservato soprattutto negli atleti che eseguono salti).
Pertanto quando si prepara un percorso di recupero è importante inserire un programma che comprenda la valutazione e il trattamento del tallone, della caviglia e dell’avampiede per ottenere un corretto recupero dei modelli di movimento.
In seguito bisogna allenare l’equilibrio e la propriocezione per migliorare l’apprendimento e potenziare le abilità motorie.
Alcuni studi hanno dimostrato che anche 5 minuti al giorno di allenamento dell'equilibrio utilizzando superfici instabili possono ridurre il rischio di recidive.
Inoltre è necessario passare da esercizi isometrici ad esercizi in eccentrica per potenziare la forza in maniera localizzata.
Si lavorerà anche su inversione ed eversione della caviglia che nella fase precedente invece non era stato possibile allenare.
Rafforzare i glutei è anche molto importante per migliorare la stabilità prossimale (sicuramente ci sarà stata una perdida di tono muscolare durante l’inattività di tutto l’arto inferiore. Spesso si trascura il recupero della tonicità della muscolatura glutea, con il rischio, nel tempo, di incorrere nuovamente in altre lesioni).
Ancora in questa fase dobbiamo recuperare forza e forma fisica a livello generalizzato, partendo dalla correzione delle strategie di movimento, dal rafforzamento dell’area specifica di carenza, ed infine migliorando il movimento funzionale e introducendo piccoli salti.
Prima di passare alla fase successiva dovremmo assicurarci che:
Il ROM sia libero dal dolore per al meno il 90% del movimento
Che si possano eseguire esercizi di bilanciamento su una gamba sola simmetricamente rispetto al controlaterale
Che non ci siano reazioni avverse al basso carico funzionale sull’arto offeso.
FASE 3 E 4: DAL RECUPERO FUNZIONALE ALL’ALLEMANETO SPORT SPECIFICO
Nell’ultima fase del recupero l’atleta dovrebbe essere seguito dagli specialisti del team (medico, preparatore atletico, fisioterapista). In questa fase infatti bisognerebbe che si passasse gradualmente alla riabilitazione sul campo, per tornare poi all’allenamento, per arrivare alla competizione e infine ottenere le performance.
Inoltre è essenziale testare e ri testare prima di consentire all’atleta di affrontare un allenamento di elevata intensità.
Fase 3: Aumentare l'allenamento funzionale con impatto/atterraggio e progressivo ri-allenamento multidirezionale
Gli obiettivi di questa fase sono di esporre il piede/caviglia ad un programma progressivo di impatto e sollecitazioni e di garantire che l'atleta sia pienamente pronto a tornare all'allenamento multidirezionale di massima intensità.
Durante questa fase, è necessario progredire gradualmente con esercizi dinamici e pliometrici (salti), sviluppando meccanismi reattivi di stabilizzazione.
Si può pensare di progredire come segue
1) È molto importante progredire con l'esercizio in linea come la corsa in linea retta assicurandosi che l'atleta abbia un passo corretto senza zoppicare. Altri esercizi possono essere camminare velocemente, camminare all'indietro sul tapis roulant o saltare / atterrare sul tappeto elastico.
2) Inizialmente per riqualificare la propriocezione del piede, la meccanica di atterraggio o la pliometria limitando le forze di reazione al suolo può essere interessante lavorare su materassine morbide, su sabbia, o su superficie che garantiscano un buon ritorno elastico.
3) Allenare la meccanica di atterraggio prima di passare ad esercizi di pliometria più impegnativi. A tale scopo può essere interesante lavorare a piedi nudi per stimolare correttamente il sistema neuromuscolare.
4) Progressione negli esercizi pliometrici: salti con entrambe le gambe, salto con atterraggio su gamba singola, salto e atterraggio con un sola gamba
5) Esercizi di accelerazione e decelerazione: prima su percorsi in linea retta poi su percorsi con linee curve, a zig zag
Nuovo paragrafo