La fibromialgia o sindrome che non si vede perché chi ne è affetto risulta invisibile agli occhi della gente e dei medici. Nella maggior parte dei casi chi ne soffre si trova a vivere una situazione di incomprensione da parte del medico di famiglia e molto spesso dei suoi familiari. Per lo più si è portati a pensare che si tratti di un dolore immaginario e quindi che il paziente debba essere seguito da uno psichiatra. Secondo le statistiche, infatti, ogni donna fibromialgica vede mediamente 7-8 medici prima di arrivare alla diagnosi. Anni di dolore, insonnia, stanchezza che non migliora con il riposo, difficoltà di concentrazione e disturbi della memoria a breve termine, isolamento sociale e incomprensioni possono portare, spesso, la paziente a una depressione indotta dalla malattia.
La fibromialgia NON
è una sindrome depressiva.
La fibromialgia si traduce spesso in dolore cronico con costi sociali altissimi dovuti alle frequenti assenze dal lavoro, alla mancanza di adempimento delle attività quotidiane, al ritiro dalla vita sociale che spesso accompagna questa sindrome. L’impatto economico risulta oneroso così come per il sistema sanitario. Solo da pochi anni, in Italia è aumentato il numero di reumatologi che si interessano a questa sindrome. La sua storia, però, risale a quasi due secoli fa.
Il 90% delle persone colpite da fibromialgia sono donne. Si stima che la prevalenza in Italia nella popolazione generale si possa aggirare intorno al 6-7% (che significa tra i 3 e i 4 milioni di individui affetti).
La fibromialgia sarebbe quindi confrontabile per frequenza alla artrosi che da anni viene considerata la più diffusa malattia reumatica. La frequenza di fibromialgia nei pazienti che si rivolgono allo specialista reumatologo per dolore osteoarticolare è di circa il 20-25%. La fibromialgia è molto più frequente nel sesso femminile rispetto a quello maschile (da 5 a 20 volte) e l’esordio dei sintomi si verifica più spesso nella classe di età compresa tra i 20 e i 30 anni, ma poiché la progressione è lenta, spesso i pazienti si abituano ai sintomi finché questi diventano difficilmente sopportabili e si rivolgono pertanto al medico in età più avanzata. Le donne sono maggiormente colpite da questa malattia perché predisposte dal punto di vista neuroendocrino ad una alterazione dei meccanismi del dolore per i processi biologici cui vanno incontro nelle varie fasi della loro vita (menopausa, ciclo mestruale), ma anche perché sono più inclini a subire in modo notevole lo stress cronico psico-fisico legato alla vita moderna, che le vede impegnate su più fronti (lavoro, famiglia, figli).
Che cosa è la Fibromialgia? Scopriamolo insieme.
Il termine fibromialgia (FM) deriva da “fibro” che indica i tessuti fibrosi (come tendini e legamenti) e “mialgia” che significa dolore muscolare. La FM è quindi una malattia reumatica che colpisce i muscoli causando un aumento di tensione muscolare: tutti i muscoli (dal cuoio capelluto alla pianta dei piedi) sono in costante tensione.
La FM era già stata descritta nella prima metà del 1800. Agli inizi del 1900 venne considerata una malattia infiammatoria dei muscoli (fibrosite). Alla fine degli anni ’40 venne esclusa la presenza di infiammazione e venne considerata una malattia psicologica. Il moderno concetto di FM e di tender points
risale al 1978. Nel 1990 sono stati messi a punto i criteri diagnostici e nel 1994 la diagnosi di FM è stata accettata a livello internazionale con la cosiddetta “Dichiarazione di Copenhagen”. Si tratta quindi di una malattia conosciuta da molto tempo, ma che solo recentemente è stata meglio definita. I numerosi studi volti a capire le cause della malattia hanno documentato l’interessamento a livello di SNC (Sistema Nervoso Centrale) in seguito all’alterazione di segnale dei neurotrasmettitori, cioè di quelle sostanze di fondamentale importanza nella comunicazione tra le cellule nervose. In buona sostanza l’interpretazione dei segnali che giungono dalla periferia al nostro SNC vengono interpretati in modo errato e fornendo una risposta di ritorno alterata che si traduce o con percezione di dolore molto intenso in risposta a stimoli dolorosi lievi (iperalgesia) o attraverso una percezione di dolore in risposta a stimoli che normalmente non sono dolorosi (allodinia).
La fibromialgia, come anticipato, è una malattia sistemica vera, che interessa i tessuti molli (e non le articolazioni) e si presenta con dolori muscolari, affaticamento cronico, ipersensibilità al dolore proveniente anche da stimoli cutanei innocui, mal di testa, disturbi del sonno. Questa alterazione periferica e centrale dei meccanismi del dolore fa sì che ogni stimolo, risulti doloroso. E il dolore è cronico, tale da comprometterne la vita intera.
Le due caratteristiche principali della FM sono infatti la iperalgesia e l'allodinia.
Uno degli effetti della disfunzione dei neurotrasmettitori, ed in particolare della serotonina e della noradrenalina, è l'iperattività del Sistema Nervoso Neurovegetativo
(una parte del nostro sistema nervoso che controlla con meccanismi riflessi numerosi funzioni dell’organismo tra cui la contrazione dei muscoli, ma anche la sudorazione, la vasodilatazione e la vasocostrizione, ecc.) che comporta un deficit di irrorazione sanguigna a livello muscolare con insorgenza di dolore ed astenia e tensione.
Tipico della FM, come di altri disturbi neurovegetativi, è che l’andamento dei sintomi varia in rapporto a numerosi fattori esterni che sono in grado di provocarne un peggioramento: c’è una evidente influenza dei fattori climatici (i dolori peggiorano nelle stagioni “di passaggio”, cioè primavera e autunno e nei periodi di grande umidità), dei fattori ormonali (peggioramento nel periodo premestruale, peggioramento in caso di disfunzioni della tiroide), dei fattori stressanti (discussioni, litigi, tensioni sul lavoro e in famiglia).
Sintomi e diagnosi
Nella fibromialgia la sofferenza fisica non è certo limitata a muscoli o tendini, dal momento che tutto l’apparato locomotore e le sue parti “molli” ne vengono colpite, le ripercussioni si hanno anche sotto il profilo cognitivo e neurologico.
Vediamo tutti i disturbi primari e secondari collegati con la malattia:
• dolori diffusi acuti
e brucianti, simili a trafitture, oppure dolore profondo e continuo, o un’alternanza di entrambe le forme di sofferenza per almeno tre mesi continuativi. Le aree interessate sono tutti i quadranti del corpo;
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dolore osseo: vertebre cervicali, vertebre dorsali o lombo-sacrali, torace anteriore;
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dolore alla palpazione
in almeno 11 delle aree chiamate “tender points”, 18 punti situati in tutti i distretti del corpo secondo una mappatura che coincide con gli snodi energetici che vengono stimolati nell’agopuntura, dalla testa fino ai piedi;
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sintomi a carico degli arti inferiori
(crampi e movimenti incontrollati);
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rigidità articolare al mattino;
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gonfiore articolare di natura non infiammatoria;
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fitte intercostali;
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nevralgie
(tra cui sciatica e trigemino);
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senso di profonda spossatezza
(stanchezza cronica);
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cefalee;
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parestesie
(sensazione di torpore o formicolio lungo gli arti);
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dolore mestruale
(dismenorrea);
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anomalie del sonno
talvolta accompagnate dalla
sindrome delle gambe senza riposo, un disturbo neurologico che si manifesta di notte con spasmi e necessità di muovere in continuazione le gambe, e da apnee notturne;
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mastodinia
(dolore al seno);
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sindrome dell’intestino irritabile;
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disturbi urinari: cistite interstiziale (infiammazione della vescica di origine non infettiva) e in generale dolore durante la minzione (disuria);
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dolore pelvico;
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senso di stordimento, talvolta nausea o capogiri;
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difficoltà di concentrazione, confusione mentale e deficit mnemonici I pazienti riportano spesso un numero di problemi di prestazioni cognitive, tra cui perdita di memoria, difficoltà di concentrazione, difficoltà nel parlare, difficoltà a comprendere lettere e numeri, incapacità di trovare la parola che stanno cercando, pensando una cosa, ma dicono scrivono qualcosa di diverso, ecc.;
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depressione e ansia;
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dolore temporo-mandibolare
sovente scambiato per mal di denti.
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disturbi del linguaggio
possono essere un sintomo di fibromialgia. Il problema di solito nel parlare è dovuto ai muscoli usati per parlare come per tutti i tessuti molli anche i muscoli che riproducono la parola vengono colpiti. Le difficoltà nel parlare possono manifestarsi anche con l'insorgere della fatica (la fatigue altro sintomo comune per i fibromialgici); infatti quando si è stanchi, è più probabile che si manifestino disturbi del linguaggio, perché il cervello non funziona con la stessa agilità di quando si è riposati. Lo stesso può accadere con l’utilizzo dei farmaci per cercare di contenere questa sindrome.
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sensazione di oppressione alla gola
è un sintomo molto comune della fibromialgia quasi ci fosse la sensazione di un mal di gola o di una fascia stretta intorno al collo.
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problemi di deglutizione;
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astenia;
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affaticamento cronico;
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alterazioni della temperatura corporea.
Inoltre la non-risposta ai comuni antidolorifici, nonché il carattere “migrante” dei dolori, sono peculiari.
Con un campionario di disturbi e di dolori così ampio e variegato, arrivare alla diagnosi di fibromialgia, non è automatico. Infatti, inizialmente il paziente “soffre” senza capirne le ragioni, cercando di tamponare con farmaci sintomatici i vari malesseri, senza venirne mai a capo. Il dolore cronico diffuso all’apparato locomotore dovrebbe far accendere un campanello d’allarme da parte del proprio medico. Dopodichè si procede per gradi rivolgendosi ad uno specialista: il reumatologo il quale effettuerà una palpazione dei tender points per verificarne la dolorabilità. Questa analisi obiettiva è fondamentale per capire se siamo di fronte ad una sindrome fibromialgica, perché permette in un sol colpo di eliminare quasi tutte le altre cause possibili (la presenza di un eventuale fattore reumatoide o disfunzioni della tiroide). Una volta che si proceda per esclusione, e grazie alla tecnica dei tender points, è finalmente possibile giungere ad una diagnosi univoca di fibromialgia.
Come si può fronteggiare un quadro così complicato?
E’ importante fin da subito dire che la malattia e il suo decorso essere seguiti da un pool di specialisti: in primis oltre ad essere in carico al medico di base il malato di fibromialgia deve essere seguito da un reumatologo che può sostenerlo nella parte farmacologica e seguire l’andamento della malattia. Molti malati poi ricorrono allo psicologo poiché come abbiamo ribadito più volte, spesso, la malattia si accompagna ad un tono dell’umore deflesso. Non si deve dimenticare l’importante figura del fisioterapista che può seguire il malato nel suo percorso di ricondizionamento fisico e per il trattamento delle algie muscolari diffuse. Un bravo fisioterapista può intervenire anche nella modulazione del dolore attraverso l’esplain pain.
Nella vita di ogni giorno, è poi possibile alleviare il dolore e stare meglio seguendo alcune regole comportamentali che si trasformino in una routine quotidiana, tra cui:
• Fare una lista di pochi impegni giornalieri e rispettarla evitando accumuli e stress eccessivi
• Fare attività motoria ogni giorno, anche dolce, come una bella camminata di mezzora. Compatibilmente con il proprio stato di salute si può incrementare l’attività fisica gradualmente
• Dare un ritmo regolare ai propri impegni quotidiani in modo da non fare troppi sforzi tutti in una volta
• Curare l’igiene del sonno e, se necessario, assumere blandi sedativi naturali (ad esempio a base di valeriana)
• Seguire una dieta bilanciata e sana, evitando di mangiare troppo nei singoli pasti
• Imparare a delegare e chiedere il supporto di familiari, amici e colleghi di lavoro, far riferimento ad associazioni di pazienti fibromialgici ed, eventualmente, entrare in gruppi si mutuo auto-aiuto
• Seguire le indicazioni del proprio medico di fiducia e fare gli esercizi di riabilitazione
• Cercare, nei limiti del possibile, di mantenere un’attitudine positiva, e ritagliarsi del tempo per curare i propri hobby
• Trascorrere più tempo possibile nella natura
L’esercizio fisico
Al momento la migliore strategia è rappresentata da uno stile di vita salutare che comprenda una alimentazione adeguata e bilanciata nei singoli nutrienti nonché la pratica di attività. In particolare, è proprio sull’attività sportiva che viene focalizzata la nostra attenzione. Questo perché trattandosi di una sindrome che colpisce ed indebolisce la muscolatura, è importante intervenire con il movimento.
Nonostante sia ancora poco chiaro come a livello fisiologico l’esercizio fisico possa influire positivamente, molti studi dimostrano l’efficacia del movimento, in particolare nella riduzione della percezione del dolore e nel guadagno muscolare, fattori che contribuiscono alla riduzione dei sintomi. In particolare, discipline sportive soft sono risultate efficaci nei confronti di questa sindrome. L’esercizio fisico può influire positivamente anche dal punto di vista psicologico, favorendo la riduzione dell’ansia e migliorando l’umore dei pazienti che soffrono di fibromialgia.
Dunque, dai numerosi studi si evince che l’attività fisica e il movimento sono fondamentali per la terapia della fibromialgia. È importante impostare un percorso di allenamento individualizzato che miri al miglioramento graduale della muscolatura, altrimenti esercizi poco adeguati potrebbero portare addirittura al peggioramento dei sintomi. Per questo motivo si raccomanda di mantenere una vita attiva senza limitare le normali attività quotidiane, evitare prolungati periodi di inattività e dedicarsi ad attività sportive moderate in base all’allenamento del singolo soggetto. Risulta fondamentale, a tal proposito, rivolgersi ad un professionista in grado di consigliare la giusta strada da seguire.
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