L’anca è la parte anatomica che unisce il bacino con la parte superiore della gamba. L’articolazione fra l’osso iliaco e la testa del femore, l’osso che sostiene la coscia, si chiama articolazione coxofemorale. È fra le più importanti del corpo: ci consente di alzarci in piedi, camminare, correre, pedalare, guidare...
Con il passare degli anni è possibile avvertire qualche problema all'anca. Questa è infatti una delle articolazioni sulle quali si interviene più spesso chirurgicamente.
L’anca è purtroppo una delle sedi anatomiche maggiormente soggette all’artrosi, probabilmente per via della notevole varietà ed ampiezza dei movimenti che deve consentire e delle notevoli forze che sopporta.
L’artrosi è una patologia causata dalla degenerazione delle strutture articolari. Alcuni dei tessuti che fanno parte delle articolazioni, come le cartilagini e le membrane sinoviali, sono soggetti al deterioramento. Questo può avvenire a causa di molti traumi ripetuti nel tempo, di un trauma più importante come una caduta o un incidente oppure per via del normale decadimento cellulare, dovuto all’invecchiamento dei tessuti. L’osteoartrosi (OA) colpisce il 26% delle donne e il 16% degli uomini di età superiore a 55 anni e pregiudica soprattutto le articolazioni sotto carico come l’anca e il ginocchio.
L’artrosi d’anca o coxartrosi è una patologia cronico-degenerativa dovuta a una progressiva alterazione della cartilagine articolare quindi una patologia molto comune, estremamente diffusa nelle persone che hanno superato i 60 anni di età, ma piuttosto frequente anche in soggetti più giovani (in quest’ultimo caso l’incidenza è più frequente in chi pratica ad esempio alcuni tipi di sport).
Il deterioramento della cartilagine è il maggiore responsabile dell’artrosi dell’anca.
La cartilagine è un tessuto connettivo “specializzato” nell’ammortizzare gli urti e minimizzare l’attrito che si crea quando due ossa scivolano l’una contro l’altra. Per questo motivo, come accade per la maggior parte delle articolazioni, la cartilagine ricopre sia la testa del femore che il cotile dell’osso iliaco, la cavità nella quale la testa del femore va ad incastrarsi. Con il passare del tempo, quando subiamo traumi piccoli e grandi, il tessuto cartilagineo si deteriora e viene gradualmente sostituito da tessuto osseo. Si tratta di un processo naturale, che si sviluppa per via dell’invecchiamento biologico dell’organismo; il processo può però essere accelerato da alcuni fattori, fra i quali spiccano un eccessivo peso corporeo, la carenza o l’eccesso di esercizio fisico ed i traumi come colpi e cadute
I sintomi di questa malattia esordiscono in modo lieve, con dolori e rigidità articolare . Il dolore è di tipo, meccanico, che si accompagna a zoppia e, solitamente, si manifesta nell’anca, a livello dell’inguine, del gluteo e anche del ginocchio.
La rigidità articolare associata al dolore è responsabile di una disabilità che si manifesta nella vita quotidiana, rendendo difficili anche movimenti come il camminare o il salire le scale.
Purtroppo, però, si tratta di una patologia degenerativa. La progressione della coxartrosi può essere rallentata ed in qualche caso arrestata ma molto difficilmente regredisce, in particolar modo se si è ormai superata la fase iniziale.
Con il passare del tempo, i sintomi progrediscono e possono arrivare ad avere un impatto significativo sulla qualità della vita del soggetto e là dove non si riesca a rallentarla non rimane che l’intervento chirurgico.
Per contrastare l’artrosi dell’anca è essenziale sorvegliare il peso e avere una regolare attività fisica che mantenga una buona mobilità.
I deficit di forza dei muscoli abduttori dell’anca sono comunemente osservati nei pazienti affetti da anca artrosica. La debolezza del muscolo può essere manifestata come una riduzione della dimensione muscolare o dell’attività muscolare.
I muscoli più interessanti da considerare sono:
• il gruppo dei glutei Il muscolo medio gluteo (GMed) e piccolo gluteo (GMin) funzionano come muscoli abduttori dell’anca e sono considerati i principali stabilizzatori dell’articolazione dell’anca.
i flessori dell’anca, principalmente il famosissimo ileo-psoas.
Si tratta di muscoli potenti e dal grande impatto sia sull’articolazione dell’anca, sia sulla colonna lombare.
È molto frequente che si riscontri uno stato di eccessiva debolezza e contrattura di questi muscoli, in soggetti con problemi all’anca. È interessante quindi avere presente che la debolezza muscolare può essere un fattore predittivo della presenza di OA asintomatica. I deficit di forza dei muscoli abduttori dell’anca sono comunemente osservati nei pazienti affetti da anca artrosica. La debolezza del muscolo può essere manifestata come una riduzione della dimensione muscolare o dell’attività muscolare (anche se parlare di dimensione del muscolo può essere fuorviante poiché in caso di atrofia muscolare, il tessuto adiposo occupa lo spazio lasciato dal muscolo degenerando le stesse fibre muscolari. La funzione muscolare può essere influenzata dalla quantità di infiltrazione grassa, quindi è importante escludere tutti i tessuti non contrattili. Questo non è stato fatto finora negli studi di popolazioni con l’anca OA). Pertanto, poiché la gravità dell’OA è correlata alla portata dell’atrofia e dei depositi di grasso, i programmi di riabilitazione mirati a questi muscoli potrebbero invertire o fermare la progressione di questi deficit strutturali e funzionali.
È necessario mantenere attiva l’articolazione. Di seguito vengono proposti tre semplici esercizi; il primo esercizio serve a irrobustire i muscoli dell'anca e dei glutei, il secondo a mobilizzali e il terzo ad allungarli.
[I consigli suggeriti sono a titolo indicativo. Se sei portatore di protesi, occorre osservare una serie di precauzioni: non esitare a chiedere consiglio al tuo medico o fisioterapista.]
Esercizio 1
Posizione di partenza
Sdraiati su un fianco, con le gambe piegate in avanti, un cuscino tra le ginocchia e il capo appoggiato su un braccio. L'altra mano spinge leggermente verso il basso il bacino, in modo che la colonna vertebrale si mantenga distesa.
Esecuzione
Sollevare e abbassare la gamba non appoggiata a terra, lentamente, con piccoli movimenti. Ripetere 10 - 15 volte, quindi cambiare lato.
Esercizio 2
Posizione di partenza
Salire con un piede su un piccolo sgabello, e appoggiarsi con la mano corrispondente a una parete. Lasciar penzolare la gamba dolorante.
Esecuzione
Far oscillare la gamba, mantenendola tesa ma rilassata, sia avanti e indietro che lateralmente, per almeno un minuto. È consigliabile eseguire questo esercizio dopo essere stati a lungo fermi, seduti o in piedi.
Esercizio 3
Posizione di partenza
Supini.
Esecuzione
Sollevare una gamba e, afferrandola appena sopra il ginocchio, tirarla verso l'addome (nella misura in cui la mobilità dell'anca lo consente). L'altra gamba resta distesa a terra. Da questa posizione, raddrizzare il più possibile il ginocchio, senza modificare l'inclinazione dell'anca. Mantenere la posizione per 2 - 3 respiri, quindi cambiare gamba.
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