Autore: Andrea Massimo Emilio Longinotti
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24 maggio 2022
La fibromialgia o sindrome che non si vede perché chi ne è affetto risulta invisibile agli occhi della gente e dei medici. Nella maggior parte dei casi chi ne soffre si trova a vivere una situazione di incomprensione da parte del medico di famiglia e molto spesso dei suoi familiari. Per lo più si è portati a pensare che si tratti di un dolore immaginario e quindi che il paziente debba essere seguito da uno psichiatra. Secondo le statistiche, infatti, ogni donna fibromialgica vede mediamente 7-8 medici prima di arrivare alla diagnosi. Anni di dolore, insonnia, stanchezza che non migliora con il riposo, difficoltà di concentrazione e disturbi della memoria a breve termine, isolamento sociale e incomprensioni possono portare, spesso, la paziente a una depressione indotta dalla malattia. La fibromialgia NON è una sindrome depressiva. La fibromialgia si traduce spesso in dolore cronico con costi sociali altissimi dovuti alle frequenti assenze dal lavoro, alla mancanza di adempimento delle attività quotidiane, al ritiro dalla vita sociale che spesso accompagna questa sindrome. L’impatto economico risulta oneroso così come per il sistema sanitario. Solo da pochi anni, in Italia è aumentato il numero di reumatologi che si interessano a questa sindrome. La sua storia, però, risale a quasi due secoli fa. Il 90% delle persone colpite da fibromialgia sono donne. Si stima che la prevalenza in Italia nella popolazione generale si possa aggirare intorno al 6-7% (che significa tra i 3 e i 4 milioni di individui affetti). La fibromialgia sarebbe quindi confrontabile per frequenza alla artrosi che da anni viene considerata la più diffusa malattia reumatica. La frequenza di fibromialgia nei pazienti che si rivolgono allo specialista reumatologo per dolore osteoarticolare è di circa il 20-25%. La fibromialgia è molto più frequente nel sesso femminile rispetto a quello maschile (da 5 a 20 volte) e l’esordio dei sintomi si verifica più spesso nella classe di età compresa tra i 20 e i 30 anni, ma poiché la progressione è lenta, spesso i pazienti si abituano ai sintomi finché questi diventano difficilmente sopportabili e si rivolgono pertanto al medico in età più avanzata. Le donne sono maggiormente colpite da questa malattia perché predisposte dal punto di vista neuroendocrino ad una alterazione dei meccanismi del dolore per i processi biologici cui vanno incontro nelle varie fasi della loro vita (menopausa, ciclo mestruale), ma anche perché sono più inclini a subire in modo notevole lo stress cronico psico-fisico legato alla vita moderna, che le vede impegnate su più fronti (lavoro, famiglia, figli). Che cosa è la Fibromialgia? Scopriamolo insieme. Il termine fibromialgia (FM) deriva da “fibro” che indica i tessuti fibrosi (come tendini e legamenti) e “mialgia” che significa dolore muscolare. La FM è quindi una malattia reumatica che colpisce i muscoli causando un aumento di tensione muscolare: tutti i muscoli (dal cuoio capelluto alla pianta dei piedi) sono in costante tensione. La FM era già stata descritta nella prima metà del 1800. Agli inizi del 1900 venne considerata una malattia infiammatoria dei muscoli (fibrosite). Alla fine degli anni ’40 venne esclusa la presenza di infiammazione e venne considerata una malattia psicologica. Il moderno concetto di FM e di tender points risale al 1978. Nel 1990 sono stati messi a punto i criteri diagnostici e nel 1994 la diagnosi di FM è stata accettata a livello internazionale con la cosiddetta “Dichiarazione di Copenhagen”. Si tratta quindi di una malattia conosciuta da molto tempo, ma che solo recentemente è stata meglio definita. I numerosi studi volti a capire le cause della malattia hanno documentato l’interessamento a livello di SNC (Sistema Nervoso Centrale) in seguito all’alterazione di segnale dei neurotrasmettitori , cioè di quelle sostanze di fondamentale importanza nella comunicazione tra le cellule nervose. In buona sostanza l’interpretazione dei segnali che giungono dalla periferia al nostro SNC vengono interpretati in modo errato e fornendo una risposta di ritorno alterata che si traduce o con percezione di dolore molto intenso in risposta a stimoli dolorosi lievi (iperalgesia) o attraverso una percezione di dolore in risposta a stimoli che normalmente non sono dolorosi (allodinia). La fibromialgia, come anticipato, è una malattia sistemica vera, che interessa i tessuti molli (e non le articolazioni) e si presenta con dolori muscolari, affaticamento cronico, ipersensibilità al dolore proveniente anche da stimoli cutanei innocui, mal di testa, disturbi del sonno. Questa alterazione periferica e centrale dei meccanismi del dolore fa sì che ogni stimolo, risulti doloroso. E il dolore è cronico, tale da comprometterne la vita intera. Le due caratteristiche principali della FM sono infatti la iperalgesia e l'allodinia. Uno degli effetti della disfunzione dei neurotrasmettitori, ed in particolare della serotonina e della noradrenalina, è l' iperattività del Sistema Nervoso Neurovegetativo (una parte del nostro sistema nervoso che controlla con meccanismi riflessi numerosi funzioni dell’organismo tra cui la contrazione dei muscoli, ma anche la sudorazione, la vasodilatazione e la vasocostrizione, ecc.) che comporta un deficit di irrorazione sanguigna a livello muscolare con insorgenza di dolore ed astenia e tensione. Tipico della FM, come di altri disturbi neurovegetativi, è che l’andamento dei sintomi varia in rapporto a numerosi fattori esterni che sono in grado di provocarne un peggioramento: c’è una evidente influenza dei fattori climatici (i dolori peggiorano nelle stagioni “di passaggio”, cioè primavera e autunno e nei periodi di grande umidità), dei fattori ormonali (peggioramento nel periodo premestruale, peggioramento in caso di disfunzioni della tiroide), dei fattori stressanti (discussioni, litigi, tensioni sul lavoro e in famiglia). Sintomi e diagnosi Nella fibromialgia la sofferenza fisica non è certo limitata a muscoli o tendini, dal momento che tutto l’apparato locomotore e le sue parti “molli” ne vengono colpite, le ripercussioni si hanno anche sotto il profilo cognitivo e neurologico.